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Il Congresso di Fisica nucleare di Roma del 1931
   

Dall’11 al 18 ottobre del 1931, anno X° dell’era fascista, si svolse a Roma il primo convegno della Fondazione Volta, annessa alla Reale Accademia d’Italia, finanziato dalla Società generale italiana Edison di elettricità. Tema del convegno, a cui vennero invitati circa 40 scienziati italiani e stranieri, "La fisica nucleare".

La seduta inaugurale ebbe luogo a Palazzo della Farnesina, sede della Accademia d’Italia, con l’intervento del capo del governo Mussolini, e alla presenza delle alte cariche dello stato mentre i lavori si svolsero nella sede dell’Istituto di Fisica della Regia Università di Roma, a via Panisperna.

La struttura del convegno si basava su 7 relazioni a invito di Mott (chiamato a fare una rassegna sulla teoria dell’elettrone), di Goudsmit (che parlerà di spettroscopia e momenti nucleari), di B. Rossi sui raggi cosmici, di Bothe ed Ellis sulle ricerche più avanzate in radioattività. Chiudeva la serie la relazione di Gamow sulla teoria quantistica della struttura del nucleo, letta in absentia da Delbruck. Su queste relazioni si dovevano poi ricollegare le comunicazioni più brevi.

L’importanza scientifica del convegno si rivelerà enorme per la storia della fisica: nelle discussioni col gruppo romano Pauli avanzò per la prima volta l’ipotesi dell’esistenza del neutrino per spiegare il bilancio energetico nel decadimento beta, e Fermi subito dopo formulerà la sua bellissima teoria del decadimento beta; Rossi, nella quarta giornata del convegno, terrà su incarico di Fermi, la relazione introduttiva sui raggi cosmici attaccando indirettamente la teoria di Millikan con l’ipotesi dell’ultra-gamma che darà lo stimolo a Compton a intraprendere la campagna di misure che gli farà scoprire l’effetto latitudine.

A sostenere finanziariamente l’evento fu la Società Italiana Edison di Elettricità che compariva ormai, nella sua funzione di organizzatrice di congressi, come "Fondazione Volta annessa all’Accademia d’Italia". Dopo l’organizzazione del congresso di Como del 1927 si misurava con il suo primo congresso internazionale. Dal punto di vista dell’organizzazione scientifica, Fermi assolverà brillantemente il compito concedendo molto poco agli aspetti celebrativi e retorici che si erano verificati a Como. Agli aspetti formali e politici provvederà invece Marconi.

La lettura del fascicolo sull’organizzazione del convegno, conservato presso l’Accademia dei Lincei a Roma ci fa comprendere i rapporti tra Fermi e Marconi, improntati, pur nel rispetto reciproco, a un gelido accordo tra gentiluomini con una divisione precisa dei ruoli: a Fermi spettò la responsabilità scientifica del convegno, con l’opportunità di riunire a Roma gli scienziati più illustri per discutere di fisica avanzata; a Marconi toccò invece il compito di mediare con il regime ottenendo dal capo del governo il consenso su un evento di portata mondiale, in cambio della realizzazione di quel disegno così fortemente voluto da Mussolini di costituire, con l’Accademia d’Italia, un trust di cervelli al servizio dello stato. Tra Fermi e Marconi, con Corbino che spesso faceva da tramite, si verificò un contratto tacito e con reciproco vantaggio sia per la controparte scientifica sia per quella politica che si dipanerà tra appunti e messaggi, quasi mai diretti, tra i due protagonisti. Fermi, ai tentativi di Marconi, decisi ma sempre eleganti, di influenzare l’organizzazione del convegno per tener conto di esigenze politiche e diplomatiche, concederà nei limiti. Marconi, dal canto suo, anche in qualità di Presidente dell’Accademia d'Italia, avrà carta bianca rispetto ai protocolli da seguire nei confronti del capo del governo. Su eventuali pompe accademiche, per altro, Fermi farà sapere che non intendeva indulgere per non imbarazzare gli ospiti stranieri.