La malaria

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INTEGRAZIONE plasmodio-natura-uomo

È dunque evidente che vi è una stretta integrazione tra i tre organismi, sia in termini evolutivi che ecologici. Legata alla presenza d’acqua, dove si riproducono le larve, la malaria ha seguito l’uomo nel suo percorso evolutivo. Le quattro specie di plasmodi che infettano l’uomo hanno seguito cammini evolutivi diversi. I tre responsabili delle malarie benigne hanno probabilmente seguito il processo di ominazione sin da quattro milioni di anni fa circa, anche se rimane l’ipotesi che abbiano avuto un’origine più recente in Asia, legata alla comparsa nel sudest asiatico di Homo erectus. L’evoluzione di P.falciparum, proprio per la sua alta patogenicità, era ritenuta il risultato di un incontro più recente con la nostra specie. Tuttavia, è anche probabile che l’attuale parassita sia in realtà filogeneticamente legato a un parassita presente sin dall’inizio dell’ominazione ma in aree geografiche limitate, e che solo in tempi più recenti si sia diffuso un ceppo maggiormente patogeno, grazie a cambiamenti ambientali particolari. Questi cambiamenti ambientali sono verosimilmente legati alla cosiddetta rivoluzione agricola: la maggiore disponibilità di risorse e la sedentarietà delle popolazioni umane, correlate all’agricoltura e alla domesticazione degli animali, hanno creato le condizioni ideali per la diffusione di parassiti più nocivi e di vettori più efficienti. Studi di genetica, realizzati anche in Italia dal gruppo di Mario Coluzzi, fanno infatti risalire in circa 10.000 anni fa l’epoca di differenziazione della specie Anopheles gambiae, il principale vettore nel mondo.
Inoltre, vanno sottolineati i differenti comportamenti ecologici delle diverse specie di zanzare, che hanno molto influenzato l’andamento dell’endemia malarica in Italia. Le anofeline presenti nel nostro paese erano infatti di diverse specie, praticamente indistinguibili allo stadio adulto e larvale, ma riconoscibili dalle uova con caratteristiche diverse, riunite tuttavia sotto l’unico nome di Anopheles maculipennis.

A.maculipennis
uova 1
uova 2
uova 3
A.maculipennis
uova delle diverse specie del complesso A.maculipennis


Nel 1926 Domenico Falleroni descrisse le diverse specie nel complesso maculipennis, tra le quali si trovavano i due principali vettori malarici: A. labranchiae e A. sacharovi (o elutus). Queste due specie sono infatti quelle maggiormente antropofile (pungono soprattutto l’uomo), mentre altre specie cercano soprattutto gli animali. La loro presenza è anche influenzata dalle abitudini di deposizione delle uova e sviluppo larvale, legata alla presenza di acque più o meno saline e alla temperatura ambientale. Le diverse abitudini hanno condizionato anche la possibilità di limitare l’endemia malarica nelle diverse zone: le specie presenti nel Nord Italia erano maggiormente suscettibili alle opere di bonifica idraulica.

L’integrazione tra parassita, vettore e ospite ha inoltre fatto sì che la malaria si diffondesse in modo piuttosto semplice con le migrazioni e la colonizzazione di nuovi ambienti, nonché con contatti commerciali tra diverse popolazioni residenti in ambienti favorevoli alla riproduzione della zanzara e del parassita. Vi è dunque una stretta correlazione tra le vicende sociali e il carico sanitario della malaria.


A. MISSIROLI - L. W. HACKETT - E. MARTINI
Le razze di Anopheles maculipennis e
la loro importanza nella distribuzione
della malaria in alcune regioni d'Europa
Estratto dalla Rivista di Malariologia - Anno XII fasc.1, 1933

http://www.mosquitocatalog.org/pdfs/091010-0.PDF